Attacchi di panico e disturbo da attacchi di panico (DAT)
Attacchi di panico: cosa sono?
Gli attacchi di panico sono esperienze spaventose che includono sintomi psicologici e fisici che possono influenzare notevolmente la vita quotidiana di chi ne è affetto, nonostante sul piano medico non presentino rischi. In Italia, si stima che poco meno del 2% della popolazione soffra di questa condizione. Mentre colpiscono entrambi i sessi, sembra essere più comune nelle donne rispetto agli uomini. L’esperienza del panico può essere sconvolgente e portare a rivolgersi al Pronto soccorso, anche perché l’attacco di panico si manifesta spesso senza motivo apparente. Anche per questo all’inizio è spesso scambiato erroneamente con problemi cardiaci.
Gli attacchi di panico secondo il DSM-5
Quando l’esperienza degli attacchi di panico è ripetuta nel tempo, secondo il DSM-5, cioè il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, è possibile parlare di disturbo da attacchi di panico. Tale disturbo rientra nella categoria dei disturbi d’ansia, insieme a disturbo d’ansia da separazione, mutismo selettivo, fobia specifica, disturbo d’ansia sociale, agorafobia e disturbo d’ansia generalizzata.
L’attacco di panico può essere presente anche in altri disturbi d’ansia, ma nel caso del disturbo da attacchi di panico non è legato a specifiche situazioni (come può essere nel caso di una fobia specifica), e la preoccupazione del soggetto è legata alla possibilità di sperimentare di nuovo un attacco. Per questo motivo spesso chi ne soffre comincia ad attuare condotte di evitamento o a richiedere speciali rassicurazioni (ad es. essere accompagnato). L’agorafobia può essere associata al disturbo quando l’ansia viene provata nei confronti di spazi aperti, come spazi pubblici o mezzi di trasporto, e in generale luoghi quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi o ricevere aiuto in caso di attacco di panico.
Cause degli attacchi di panico
Le cause degli attacchi di panico possono derivare da una combinazione di fattori genetici, esperienze personali e stress ambientale. Eventi traumatici, stress prolungato, o una predisposizione genetica all'ansia possono contribuire allo sviluppo di questa condizione. Nella prospettiva psicoanalitica, esplorare la storia individuale del paziente è cruciale per comprendere la natura specifica dei suoi attacchi di panico.
Spesso, il periodo di insorgenza degli attacchi di panico è contraddistinto da eventi o periodi come i seguenti:
stress intenso o prolungato
diagnosi di malattie importanti
lutti
traumi
problemi e cambiamenti importanti nell'ambito lavorativo, affettivo, familiare, economico, ecc.
Sintomi degli attacchi di panico
Gli attacchi di panico possono presentare una serie di sintomi che variano da persona a persona.
Sintomi fisici degli attacchi di panico
palpitazioni o accelerazione del battito cardiaco
sensazione di soffocamento o mancanza di respiro (la cosiddetta fame d’aria)
sudorazione e brividi
vertigini o sensazione di svenimento
formicolio o intorpidimento delle estremità
Sintomi psicologici degli attacchi di panico
I più comuni sintomi psicologici degli attacchi di panico sono i seguenti:
paura di perdere il controllo o impazzire
paura di morire
derealizzazione o depersonalizzazione
Attacchi di panico: cosa fare e come gestirli
Attacchi di panico: terapia farmacologica
Il trattamento per gli attacchi di panico spesso coinvolge approcci multidisciplinari. L'uso di farmaci, come gli antidepressivi (ad es. SSRI) o gli ansiolitici (ad es. benzodiazepine), può essere prescritto nei casi più gravi e invalidanti per gestire i sintomi a breve termine.
Attacchi di panico: terapia psicologica
Molte psicoterapie prevedono protocolli standardizzati per la gestione del panico attraverso la modificazione di pensieri e comportamenti, e l’esposizione a situazioni temute o sensazioni corporee che attivano il panico.
Attacchi di panico e psicoanalisi
La peculiarità dell’approccio psicoanalitico al panico è di non limitarsi alla diagnosi di DAT (Disturbo da Attacchi di Panico) e alla cura del sintomo, ma di considerare il sintomo come espressione di un malessere del paziente, come un messaggio scritto in una lingua sconosciuta. Il panico in questa cornice teorica non sarebbe dunque un nemico da eliminare, ma un segnale da ascoltare e interrogare affinché la sua funzione non serva più. Affinché al posto dell’angoscia sperimentata nel panico la persona possa cominciare un proprio discorso. Lo si osserva nelle analisi al loro inizio: il sintomo si affievolisce e scompare e la domanda di cura della sofferenza si trasforma nel tempo in domanda di saperne di più sul proprio inconscio, cioè su qualcosa di sé di sconosciuto che non cessa di esercitare i suoi effetti sul soggetto.
Conclusioni
Gli attacchi di panico possono essere debilitanti, ma è possibile gestirli e superarli efficacemente attraverso un trattamento mirato e un sostegno professionale. La comprensione approfondita della condizione e l’attenzione al singolo caso del soggetto sono fondamentali per aiutare chi ne soffre a superare questa condizione.